5.000BP -15.000BP* sotto la lente d’ingrandimento (Seconda parte)
*BP = before present, ossia anni prima del tempo presente
– Le conferme del rapido congelamento dal paleomagnetismo –C’eravamo lasciati con il seguente articolo :
5000 BP – 15000BP sotto la lente d’ingrandimento - Variazioni magnetiche – eruzioni vulcaniche – glaciazione – macchie solari – Prima parte –
www.salviamoci2012.eu/forum/news.asp?id=80Articolo nel quale, attraverso un’interessante analisi grafica metto in relazione le ricostruzioni millenarie delle macchie solari di Solanski con le varie ricostruzioni emerse dai carotaggi di ghiaccio in Groenlandia del tardo Pleistocene / Inizio Olocene. Sempre nello stesso articolo abbiamo parlato delle violente eruzioni vulcaniche registrate attraverso i rilevamenti degli areosol solfati emessi dai vulcani, delle ricostruzioni delle percentuali di Berilio e altro. Ci siamo lasciati però dando un piccolo cenno ai possibili legami esistenti fra le violente escursioni e/o inversioni magnetiche del passato i rapidi ingressi e/o uscite dalle ere glaciali. E’ giunto quindi il momento di introdurre nelle nostre ricerche queste nuova sezione di studio.
Il “paleomagnetismo”, che come vedrete, a breve, risulterà essere un ‘importante branca della scienza, che potrà esserci di fondamentale aiuto nel comprendere una volta per tutte lo stretto legame esistente fra tutte queste dinamiche.
Il paleomagnetismo è una disciplina, facente parte della geofisica, che studia le proprietà magnetiche di rocce e sedimenti e le caratteristiche del campo geomagnetico del passato, sia in termini di intensità che direzionali. Rocce e sedimenti che contengono infatti piccole quantità di minerali ferromagnetici che, in seguito al raffreddamento del magma (quando la temperatura scende al di sotto del punto di Curie) o durante la diagenesi del sedimento, si dispongono statisticamente secondo le linee di flusso del campo magnetico terrestre presente in quel momento (
http://it.wikipedia.org/wiki/Paleomagnetismo ).
Adesso un breve premessa di carattere climatico. Fino a pochi decenni fa l’opinione comune è stata che tutti i cambiamenti su larga scala del clima, locale o globale si verificassero in un lasso di tempo, di molti secoli o millenni appena percettibili nel corso della vita umana. Uno dei risultati più sorprendenti nello studio della storia climatica del pianeta è stato che i cambiamenti climatici negli ultimi 150 mila anni ( Taylor ,1993) sono stati “Improvvisi” (
www.esd.ornl.gov/projects/qen/transit.html ).
In questa ricerca si accenna a 22 periodi “Interglaciali” / ”Glaciali” negli ultimi 1,8 milioni d’anni. Quello che sorprende i ricercatori è la rapidità con la quale avviene un periodo di raffreddamento. Ricercatori come un certo “Imbrie” 1984 o “Martinson” 1987 attraverso l’analisi dei carotaggi di ghiaccio concludono che la glaciazione di 110 mila anni fa è avvenuta ad una velocità incredibile. Anche un certo “Adkins” 1997 attraverso un’alta risoluzione d’analisi di un nucleo di ghiaccio nel nord atlantico afferma che questo raffreddamento ha richiesto meno di 400 anni per non parlare di decenni o forse anni !
Questi veri e propri “shock termici” vengono messi in luce anche in questa interessante ricerca: Abrupt tropical cooling ~8,000 years ago (
www.geo.arizona.edu/palynology/geos462/8200yrevent.html).
In questa ricerca attraverso la misura degli isotopi di alcuni elementi su dei coralli, del periodo che ricopre dai 8400 ai 7600 anni prima del presente si evidenzia che la temperatura sulla superficie del mare è stata sostanzialmente costante nel periodo che va dagli 8400-8100 anni fa, mentre dagli 8100-8000 ha avuto un brusco raffreddamento di circa 3 gradi.
Entriamo nel vivo della trattazione. Parliamo di Younger Dryas e delle analisi paleomagnetiche. Ecco che qui di seguito riporto due (fra le tante) ricerche che ho trovato in rete e che sembrano evidenziare degli improvvisi cambi di direzione ed intensità geomagnetica sulla Terra proprio a cavallo dei due precedenti periodi sopra esposti, entrata ed uscita dallo Younger Dryas.
(Ho evidenziato con un’ellisse di colore verde i periodi incriminati). Stesso intervallo di tempo, ma luoghi differenti, Giappone e Alaska. I dati sono raccolti dal lavoro Environmental magnetic record and paleosecular variation data for the last 40 kyrs from the Lake Biwa sediments, Central Japan (
http://tor9.big.ous.ac.jp/People/torii/PDF/Hayashida07.pdf).
A Holocene–Late Pleistocene geomagnetic inclination record from Grandfather Lake, SW Alaska, (
http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/downl...p=rep1&type=pdf)
Adesso invece vi propongo alcune interessanti ricerche che ricostruiscono l’orientazione del campo magnetico terrestre attraverso l’esame di campioni di lava dei vulcani del passato remoto.
Questi veri e propri cali d’intensità o cambi di direzione, improvvisi, violenti e bruschi ci vengono confermati da questa ricerca scientifica: Is the geodynamo process intrinsically unstable? K. Zhang, David Gubbins (
http://eprints.whiterose.ac.uk/416/1/gubbinsd4.pdf).
In esso:
“Ci sono dati recenti che indicano che il campo di geomagnetico spende il 20% del suo tempo in un stato di debole non-dipolo… Il campo geomagnetico cambia correlato con dei improvvisi mutamenti nelle temperature planetarie. Cosa provoca le periodiche modifiche del campo geomagnetico? Recenti studi palaeomagnetici suggeriscono che le escursioni del campo geomagnetico, durante le quali l'intensità del campo scende improvvisamente di un fattore di 5-10 e la direzione locale cambia rapidamente, è più comune di quanto ci si aspettasse fino a poco tempo fa. Lo stato “normale” del campo geomagnetico, dominato da un dipolo assiale, sembra essere interrotto ogni 30-100.000 anni e non può perciò essere considerato così stabile come noi lo abbiamo sempre pensato”.
Da studi paleomagnetici si riscontra che il campo geomagnetico trascorre il 20% del suo tempo in uno stato di non dipolo e che questi crolli si correlano con dei bruschi abbassamenti di temperatura! E non solo! Sembra che lo stato di dipolo del nostro campo magnetico si interrompa con una certa ciclicità !
Oppure troviamo ricerche coma la seguente: Paleomagnetic excursions recorded in the Yanchi Playa in middle hexi corridor, NW China since the last interglacial (
www.springerlink.com/content/k6x20160542j846q/).
Ogni cambiamento di geomagnetismo corrisponde a minimi di paleointensità, antecedenti a quei cambiamenti paleoclimatici improvvisi e riconosciuti, come le Younger Dryas o gli Heinrich Events (H1-H6). Quindi nel nostro lavoro proponiamo che queste escursioni/inversioni geomagnetiche possano essere viste come precedenti a una precipitazione del clima.
Che la risposta sia proprio da ricercarsi nelle “improvvise” variazioni del campo magnetico terrestre! Apriamo adesso il capitolo Vulcani e le corrispondenti ricostruzioni paleomagnetiche con questo lavoro: Geomagnetic excursion captured by multiple volcanoes in a monogenetic field (
www.agu.org/pubs/crossref/2006/2006GL027284.shtml).
Nel testo: Cinque vulcani monogenetici all'interno della zona vulcanica del Quaternary Auckland hanno dimostrato di aver registrato una virtualmente identica, ma anche anomala, direzione nel paleomagnetismo (con principale inclinazione e declinazione rispettivamente di 61.7° e 351.0° ), consistente nella cattura (da parte del magma) di un'escursione di geomagnetismo. Durante questa escursione, si è potuto documentare il cambio di direzione del campo paleomagnetico; questo implica che i vulcani possono aver fermato l’escursione in un periodo di solamente 50-100 anni o meno. Questi vulcani temporalmente collegati tra loro sono dispersi in tutto in tutta la zona vulcanica e non sembrano essere collegati strutturalmente. Comunque, il modello generale per il risveglio di vulcani monogenetici in una zona vulcanica è che si può determinare solo in un singolo vulcano o un gruppo di vulcani molto vicini, tipicamente ad intervalli di diverse centinaia d’anni o più. Perciò, i risultati presentati dimostrano che per ogni zona vulcanica costituita da vulcani monogenetici l'impatto dell'attività eruttiva può essere largamente sottovalutata, specialmente in rapporto a popolazioni potenzialmente concentrata nei paraggi e la possibilità della presenza di installazioni sensibili nelle vicinanze.
Vulcani che si formano in un minimo periodo di 50/100 anni e che riportano differenti inclinazioni e declinazioni magnetiche !
In un altro lavoro “New evidence for extraordinarily rapid change of the geomagnetic field during a reversal”. R. S. Coe et al, Nature, April 2002 (
www.nature.com/nature/journal/v374/n6524/abs/374687a0.html).
“I dati risultanti dal paleomagnetismo di flussi lavici che registrano un'inversione di polarità geomagnetica a Steens Mountain, Oregon suggeriscono l'accadimento di brevi episodi di sorprendentemente rapidi cambi di polarità del campo di sei gradi al giorno. La prova è la grande, sistematica variazione nella direzione della magnetizzazione residua come funzione della temperatura della smagnetizzazione termica e della posizione verticale all'interno di un singolo flusso; ciò è spiegato più semplicemente dall'ipotesi che il campo magnetico stava cambiando direzione nello stesso momento che il flusso lavico si stava raffreddando”.
Cambiamenti “velocissimi” d’inversione della polarità geomagnetica registrati nel raffreddamento dei flussi di lava delle montagne “Steens” Oregon. Lo studio parla di cambiamenti dell’ ordine di 6 gradi al giorno.
Abbiamo inoltre quest’ulteriore studio dal titolo : The tectonic and geomagnetic significance of paleomagnetic observations from volcanic rocks from central Afar, Africa” Gary D. Acton et al. Earth and Planetary Science Letters (2000) (
http://paleomag.ucdavis.edu/research/acton...n_Afar_EPSL.pdf).
In questa ricerca redatta da Gary D.Acton si discute un’anomalia paleomagnetica registrata in una colata di lava ad Afar in Africa. Le registrazioni magnetiche nei minerali rilevano che la configurazione geomagnetica del campo terrestre sembra avar saltato da un’emisfero all’altro in un paio di giorni..
In pratica, come nei precedenti casi, il fenomeno sembra essersi verificato nel periodo necessario al flusso di lava per raffreddarsi.
Che la Terra sia soggetta ad un continuo alternarsi di escursioni magnetiche / eruzioni vulcaniche / violente glaciazioni non è più quindi un interrogativo, ma una certezza.
Nel lavoro Are there connections between Earth’s magnetic field and climate? (
http://geosci.uchicago.edu/~rtp1/BardPaper...illotEPSL07.pdf), un breve passo:
”Nelle recenti registrazioni ad alta risoluzione del paleomagnetismo ( Snowball and Sandgren, 2004; St-Onge et al.,2003) e nei modelli globali del campo geomagnetico (Korte e Conestabile, 2006) sostengono l'idea che parte delle fluttuazioni nell’ambito di centinaia d’anni del Carbonio 14 possa essere influenzata da rapide variazioni del campo magnetico dipolare. In qualche caso, le relazioni tra clima, il Sole ed il campo geomagnetico potrebbero essere più complesse di quanto prima immaginato. E le annotazioni precedenti ricavate da calcoli basati su scale temporali lasciano spazio alla possibilità a di un stretto collegamento tra campo geomagnetico ed il clima”.
Conclusioni:
Nell’evento Younger Dryas c’è un’escursione geomagnetica. Ci sono molte altre escursioni geomagnetiche che si correlano con molti altri predenti periodi di raffreddamento e questi eventi sembrano verificarsi con una certa periodicità.
Gli indizi in nostro possesso ci portano molto probabilmente a fattori di natura celeste (dinamiche astronomiche). Come i cicli di Milankovitch che regolano l’eccentricità orbitale e l’inclinazione assiale dell’orbita terrestre.
Nel lavoro scientifico “Time varaiations in geomagnetic intensity” (http:// ssn.dgf.uchile.cl/informes/2001RG000104b.pdf, troviamo questo passo:
”Lo schema del cambio nel modello di campo geomagnetico è una caduta molto rapida, circa ogni 40.000 anni, quando la terra è alla minima inclinazione, poi con un ricupero graduale e ancora un'altra caduta rapida quando la terra è di nuovo alla sua minima inclinazione”.
Nella figura sopra: variazioni di campo magnetico durante gli ultimi 75.000 anni. Questi dati sono confrontati a quelli ricavati dai database dei vulcani. Le discrepanze tra i due grafici sono da considerare molto ridotte.
Ma i maggiori indiziati sono sicuramente i cicli e sotto cicli solari (vedi i cicli di Scafetta di 60 anni oppure il ciclo di 2500 di Charvàtovà ecc..ecc..) come nel lavoro “Celestial Climate Driver: A Perspective from Four Billion Years of the Carbon Cycle (
http://etc.hil.unb.ca/ojs/index.php/GC/art...nload/2691/3114).
Tornando per un’attimo ad analizzare il grafico che ricostruisce sotto vari aspetti (dinamiche) lo “Younger Dryas”:
E’ “folle” ipotizzare che il ciclo magnetico solare si sia interrotto e successivamente si sia verificata una violenta ripartenza ? Oppure quando ci troviamo ai minimi valori del campo magnetico dell’eliosfera siamo più soggetti a vere e proprie “infiltrazioni elettromagnetiche esterne” sconosciute ?
Riporto un vecchio post del nostro caro Ale (utente del portale New Ice Age) che diceva :
Un’altro fattore che però non trattai al tempo è l’allineamento con il Centro Galattico, infatti dal 1998 il nostro Sistema Solare sta entrando in quella zona detta “Eclittica del Centro Galattico” dove il campo magnetico del Supermassive Black Hole nel centro della Via Lattea si fa più sentire!!!!
La strada è aperta, speriamo che la vera scienza pulita e priva di egoismi ed interessi personali non faccia l’errore di trascurare le strette relazioni esistenti fra le dinamiche astronomiche/magnetiche dell’eliosfera con le dinamiche del campo magnetico terrestre, l’ eruzioni vulcaniche e i cambiamenti climatici del nostro pianeta !
Non mi resta che dire a me sembra TUTTO COLLEGATO !
fonte:
www.salviamoci2012.eu/forum/news.asp?id=84