Le pietre di ICA

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 30/1/2011, 21:27

Super Sayan

Group:
Antropotuttologo
Posts:
6,041

Status:


Per un certo gusto neopositivista, si è soliti pensare che più la civiltà degli umani vada avanti, più, di conseguenza, la tecnologia migliori e progredisca. In questa ottica, il passato viene sempre visto come un’epoca di arretratezza ed “ignoranza”. Alla fine dell’Ottocento, in alcuni paesi Europei, ammalarsi di polmonite voleva dire la morte certa; oggi, fortunatamente, non è più così. Quarant’anni fa, i primi computer a valvole occupavano intere stanze ed avevano una capacità di calcolo assai limitata; oggi, un computer portatile non pesa più di un paio di chili, sta comodamente in una borsa e ci permette, tramite Internet, di metterci in comunicazione con il mondo intero. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma confermerebbero sempre la stessa cosa: il passato è buio ed antiquato, il presente ed il futuro luminosi e caratterizzati da una più alta qualità tecnologica. Ma forse le cose non stanno così: forse, nel passato del nostro pianeta, c’è stata una civiltà in possesso di tecnologie nettamente superiori a quelle in nostro possesso. Incredibile? Forse no, a giudicare da quelle che potrebbero essere le prove…

il seguito....http://www.daltramontoallalba.it/civilta/pietreica.htm

La storia delle pietre di Ica acquistano importanza nel momento in cui diversi istituti scientifici spagnoli certificano l'autenticita dei disegni a piu di 99.000 anni

http://ilblogdiadrianoforgione.myblog.it/a...autentiche.html

orso in piedi
 
Top
view post Posted on 31/1/2011, 14:34

Super Sayan

Group:
Antropotuttologo
Posts:
6,041

Status:


Alcuni commenti alle pietre di Ica:

Le pietre magiche precolombiane

restituiscono un Adamo tecnologico

Le incisioni di Ica propongono uomini, dinosauri e tecniche chirurgiche

(Giuseppe Sermonti)



Nel 1961 il Rio Ica, un secco letto di fiume presso la città omonima, in Perù, inaspettatamente montò in piena e le acque inondarono il deserto circostante trascinando in superficie una quantità di pietre incise, con le raffigurazioni più disparate e sorprendenti. Esse finirono nelle mani di poverissimi campesinos che si misero a raccoglierle, a ve[n]derle e, a loro dire, a costruirne di false (un modo pare, per consentire loro di vendere ciò che sarebbe state vietato, cioè reperti archeologici originali). Nel 1966 Javier Cabrera, un medico locale, ricevette in dono un esemplare con inciso uno strano rettile. Affascinato dall'oggetto si dedicò al reperimento di altre pietre incise e in pochi anni ne collezionò più di diecimila.

Delle pietre di Ica si interessarono anche alcuni archeologi peruviani, che le classificarono come "pietre magiche di culture precolombiane" o come "misteriose pietre del deserto di Ocucaje" (El Commercio, Lima, 11 dic. 1966). Le incisioni erano insolite e arcane, e presentavano, tra oggetti di una remota arcaicità, uomini dai lunghi nasi e dai tratti di una razza ignota. Quanto erano antiche quelle pietre incise? Un primo esame dello strato di ossidazione che copriva le incisioni assegnò a queste 12.000 anni.

Cabrera si è fondato sulla presenza davvero straordinaria, in alcune pietre incise, di figure umane affiancate da immagini di specie preistoriche estinte da miloni di anni. Un vero museo di dinosauri, stegosauri, tirannosauri, brontosauri, triceratopi, lambeosaurini. Per il medico archeologo non c'era via d'uscita: o i dinosauri erano sopravvissuti fino ad epoca recente, o un uomo di specie ignota era vissuto decine e decine di milioni d'anni fa.

Il reperto più notevole, ridisegnato su foglio dagli esperti dell'Aeronautica peruviana, rappresenta una figura volante geometrizzata al lati della quale sono situati due stegosauri. L'incisione è completata da tre ometti, due intenti ad osservare, dal "drago volante", due dinosauri, attraverso tubi simili a telescopi, il terzo impegnato con uno strumento appuntito a ferire il dorso di uno dei due dinosauri.

Il grande problema posto dalle pietre di Ica è come possano trovarsi su una stessa rappresentazione uomini e dinosauri. La paleontologia ufficiale ritiene che "uomini" siano comparsi sulla Terra (emergendo da un vuoto paleontologico) circa 4-5 milioni di anni fa. D'altro lato i dinosauri sarebbero scomparsi ben 65 milioni di anni fa. Cabrera opta per la straordinaria e incredibile presenza di una specie umana (il suo uomo "gliptolitico") antica di 65 milioni di anni. Gli autori del libro che sto recensendo, Petratu e Roidinger, e la presentatrice Luciana Petruccelli - tutti e tre umanisti - lo seguono su questa strada, mentre la scienza si ritrae scandalizzata. Una specie umana così remota non è concepibile!

Due spiegazioni, meno "scandalose'', per questa sopravrapposizione uomo-dinosauri sono proponibili. L'una è che mostri o draghi siano creature fantastiche emergenti da un "inconscio collettivo", e siano state affiancate all'uomo, come in tante tradizioni babilonesi, cinesi o medievali. Nessuno ha mai preteso che il Drago di San Giorgio fosse un dinosauro sopravvissuto e la Chiesa ha addirittura derubricato il santo eroe dalle sue agiografie per lesa paleontologia. È notevole che i draghi di Ica abbiano una foglia o una fronda emergente dalle fauci, come i draghi cinesi, che esprimono così il loro potere generatore o demiurgico. Questa spiegazione è tuttavia poco compatibile con il vasto repertorio di dinosauri reperibile sulle pietro di Ica e con la fedeltà anatomica delle riproduzioni.

Una seconda spiegazione è che gli uomini "gliptolitici" fossero paleontologi ante litteram. Cioè, che essi avessero ricostruito, da gigantesche ossa fossili per caso dissepolte, i grandi mostri antidiluviani. Bisognerebbe dar loro la patente di paleontologi dl vaglia, ma non sarebbe la professione più inarrivabile tra quelle che Cabrera attribuisce loro. Lo stesso studioso (che non prende neppure in considerazione l'idea di paleontologi preistorici), racconta questa leggenda degli indiani Zuni del Nuovo Messico: "Un tempo vivevano sulla Terra mostri enormi, muniti di orribili denti e artigli. Poi quelli del cielo dicono agli animali: 'Vi trasmuteremo in pietra, così che non possiate a fare più male agli uomini, ma invece rechiate loro giovamento'. Dopo di che la crosta terrestre si indurì e le bestie diventarono di pietra". Non è questa una descrizione della fossilizzazione?

Allora veniamo all'ipotesi, o alla rivelazione, di Cabrera. Che specie umane esistano da epoche molto, molto, ma molto più antiche di quel che noi supponiamo. Il sottotitolo di copertina ci offre una data da trattenere il respiro: 65 milioni di anni. Quel che è necessario per raggiungere, sulla macchina del tempo, i dinosauri. Non è indispensabile, naturalmente, che anche le incisioni sulle pietre di Ica abbiano quella età: è sufficiente che da quell'età le abbia raggiunte una tradizione (orale o grafica) e che questa sia stata trasferita in seguito su incisioni litiche. A me sembra impossibile, francamente, che incisioni così intatte possano aver sopportato le decine di milioni di anni. Ho avuto in mano una di quelle pietre, sembrava incisa ieri mattina. Il racconto degli uomini è più tenace della superficie delle pietre, particolarmente se fissato sulle stelle o, chissà?, su ricami.

Le ricerche di Cabrera, e il libro che ne riferisce, sono rivolte, a questo punto a trasmettere il clamoroso messaggio di una specie umana, altamente sviluppata, vissuta al tempo dei dinosauri. Cabrera arriva a ipotizzare che questa specie sia extraterrestre e che, atterrata in Perù, abbia operato - geneticamente e chirurgicamente - per trasformare un ominide barbaro indigeno in un intellettuale. Successivamente avrebbe abbandonato la Terra, prima del diluvio universale, cui solo pochi uomini trasformati sarebbero sopravvissuti, per lasciare la discendenza umana delle Americhe.

A questo punto io mi fermerei. Non mi sembra che le pietre di Ica diano un contributo determinante alla tesi di un uomo coevo dei dinosauri, per non parlare del suo Pigmalione extraterrestre. Certamente l'uomo moderno, pur non avendo praticato dinosauri vivi, ne è stato così ossessionato da rendere la Terra del 2000 un Jurassic Park. Beninteso, sono pronto a riprendere in considerazione la tesi della contemporaneità, anche se i rari ritrovamenti archeologici che la confortano sono, al momento, ancora indiziari e non connessi alla documentazione di Ica.

Penso che per affermare una tesi così sconvolgente occorrano ben altri studi, competenze e autorevolezze, e che circoscrivere il valore delle pitture di Ica a questa asserzione rischia di trasferirle nel catalogo buffo degli extraterrestri e del paranormale.

Le pietre di Ica sono di per sé sorprendenti e ricchissime di informazioni, pur se circoscritte ad un'età di "almeno 12 mila anni". Esse meritano dapprima di essere separate, come le pietre del minatore, in vere, dubbie e false. Andrebbero poi sottoposte ad una analisi tipologica e studiate in cerca di significati, simbologie, convenzioni grafiche, mitologie, conseguimenti tecnologici, strutture sociali, culti e quanto è possibile. Non è detto che la grandezza di un'umanità debba misurarsi sui risultati e le scoperte dell'ultimo secolo: trapianti cardiaci, deriva dei continenti, stelle gemelle o voli spaziali. Se Ica diventasse la Çatai Huyuk dell'estremo occidente sarebbe una scoperta archeologica di prima grandezza. Pretendendo di diventare l'Atlantide rischia di scomparire come il continente perduto.

Quando i reperti della gliptoteca di Cabrera avranno conquistato il loro giusto riconoscimento, allora si potrà riconsiderare la modesta proposta che il mondo sia capovolto, che l'uomo sia il primo arrivato dei mammiferi, e che una grandissima civiltà abbia preceduto le venerabili civiltà del passato e la orgogliosa civiltà del presente.

C. Petratu e B. Roidinger, "Le Pietre di Ica". Edizioni Mediterranee, pp. 200, lire 25.000.

(da Il Tempo, 18 marzo 1997)



Un giudizio di valore sull'argomento trattato nelle pagine precedenti è di quelli che non hanno vie di mezzo: o si tratta di una questione della massima importanza, capace di gettare una nuova luce sulla protostoria dell'umanità, oppure di una disprezzabile falsificazione senza valore. Accade purtroppo sovente, però, che ci si "schieri" in favore dell'uno o dell'altro "partito" soltanto in funzione della propria "ideologia", della proiezione dei propri "desideri" concettuali, anche inconsci, del grado di fiducia nella propria visione del mondo, o della resistenza a modificarla. Per esempio, gli estimatori della Weltanschauung scientifica, elaborata all'interno della civiltà occidentale a partire dal Rinascimento in poi, non esiteranno ad iscrivere questa vicenda nell'elenco delle "ciarlatanerie" di stampo fantarcheologico o ufologico che oggi imperversano - allo stesso modo che una mentalità "razionalistica" come quella dello scrivente respingerà senza esitazioni a priori il valore di considerazioni quali l'"esame psicoscopico eseguito da una sensitiva" cui fa riferimento la relazione della Petruccelli. Al contrario, coloro che sono già stati portati a dubitare dell'eccellenza del detto sistema filosofico, o nutrono antipatia per esso, o per alcune delle sue conseguenze in campo etico e sociale, presteranno invece attento orecchio a racconti del genere di quello qui narrato. Ma ubi est veritas? Ci sembra pertanto di fare al solito cosa utile ai lettori di Episteme con il renderli edotti di diversi punti di vista espressi sull'argomento*, a cominciare da un articolo di Giuseppe Sermonti che, tra le numerose altre decise stroncature provenienti dal mondo della scienza "ufficiale", si mostra sapientemente equilibrato (forse perché il suo autore ha il merito di essere sì uno scienziato, ma capace di uscire quando è necessario dal "coro").

Non possiamo qui che convenire con l'auspicio che Sermonti** - biologo di fama internazionale, e soprattutto noto per le sue critiche al darwinismo, oggi una componente essenziale della comune "concezione scientifica del mondo" - esprime alla fine delle sue considerazioni: bisogna studiare la questione più a fondo, evitando il rischio che venga trasferita "nel catalogo buffo degli extraterrestri e del paranormale" (si possono in effetti trovare ampie notizie sulla vicenda delle fenomenali pietre in riviste il cui contenuto oscilla sovente tra l'invenzione leggendaria, il sensazionalismo dei mitomani, e il resoconto affidabile, quali per esempio: Hera, N. 10, ottobre 2000, "Nuova luce sulle pietre di Ica"; Nexus, NN. 4 e 5, aprile e giugno 1996, "Perù 61 - Storie di pietra").

Sembra potersi onestamente affermare che pervenire a una conclusione affidabile con le informazioni che si hanno adesso a disposizione non è poi così agevole, tra numerose rappresentazioni più o meno deformate della realtà, a partire da quelli che dovrebbero essere invece i "dati" più semplici. Cabrera è un odontoiatra, ciò che afferma nel seguito Randi, o un medico-chirurgo dell'ospedale regionale di Ica, come scrive la Petruccelli? (Randi lo descrive addirittura quale persona che produce alcuni falsi da sé, in pochi minuti, usando appunto un trapano da dentista; ipotesi molto poco credibile, tanto più che successivamente lo stesso autore parla di espedienti per simulare l'antichità dei manufatti). E' del tutto uno sprovveduto in campo archeologico e paleontologico, secondo talune sue descrizioni, o no? Chi scrive queste righe lo ha conosciuto di persona, e per quanto la memoria sia affidabile, lo ricorda uno studioso che svolgeva anche funzioni di insegnamento universitario. Rammento per certo infatti di aver visto, tramite lui, delle foto che lo ritraevano durante escursioni "sul campo" assieme a suoi giovani allievi, e tra tali immagini alcune pareti rocciose nelle Ande, in cui uova di dinosauro erano inequivocabilmente al di sopra dei resti di rovine (mura etc.) di manifesta origine umana.

Se un'accorta prudenza è doverosa nell'affrontare una questione dai risvolti così importanti, l'atteggiamento di coloro che cercano frettolosamente ("Within an hour"!) di negare tutto appare invero costruito sulla base di indizi molto fragili, quali quelli riferiti da Randi, e soprattutto di "preconcetto"; non può dirsi quindi accettabile senza che vengano effettuate ulteriori approfondite indagini, e ne siano divulgati in modo esauriente i risultati. Che sia fiorito a un certo punto un "mercato" delle imitazioni delle pietre è facilmente concepibile, ma il dubbio se ce ne sia qualcuna autentica ovviamente rimane (anche i detrattori riferiscono di almeno due pietre rinvenute da "esperti" al di fuori di ogni dubbio di raggiro, ma non ci informano se questi particolari oggetti presentino raffigurazioni del tipo giudicato "impossibile", o no).

Le "spiegazioni" degli "avversari" per partito preso, alcune delle quali qui di seguito riportate, si presentano talora un po' ingenue, perfino controproducenti, come ben sottolinea la Petruccelli. Una pietra di 500 chilogrammi è facilmente vendibile sul mercato dei turisti? Chi mai falsario si accingerebbe alla faticosa impresa? E perché non si mostrano le pagine di quei libri dove i contraffattori locali avrebbero trovato l'ispirazione per riprodurre immagini di trapianti negli anni '60, quando la prima famosa operazione del genere, effettuata dal cardiochirurgo Barnard, risale solo al 1967? Si può credere senza sforzo che una persona qualsiasi, non dotata di particolari competenze specifiche, abbia idee tanto accurate su alcuni dei dettagli concernenti siffatte pratiche chirurgiche? E avrebbe fantasticato di quegli strani uomini, la cui rappresentazione avrebbe dovuto far sospettare subito ai potenziali clienti una possibile simulazione, e sarebbe riuscita quindi svantaggiosa per gli interessi del falsario stesso? Da quale fantasia e cultura sarebbe originata l'idea di incidere sulle pietre il ciclo evolutivo di animali preistorici, contenente dettagli che solo oggi sono conosciuti agli scienziati? Un semplice tombarolo avrebbe davvero potuto pensare di raffigurare l'uccisione di un dinosauro attraverso un attacco sul dorso, dove è stato stabilito risiedesse uno dei centri del sistema nervoso dell'animale? E' questa una nozione di tipo "comune", che si trova negli ordinari libri di scuola del Perù? Si sostiene inoltre che le pietre siano manifestamente delle contraffazioni, per il fatto che il loro stile non ha niente a che fare con quello degli altri più comuni reperti archeologici del luogo, senza tenere conto che questo è un elemento a favore della tesi completamente opposta: solitamente, un falsario di antichità imita il già noto, non "crea".

Per quanto riguarda lo stesso Cabrera, prima viene descritto come un sempliciotto, caduto nella rete di furbi campesinos che avrebbero prodotto i falsi da soli, poi secondo Broch sarebbero in parte responsabili del raggiro addirittura anche degli esperti di Belle Arti; infine, lo si descrive pure impegnato in prima persona sul campo a ricercare dei reperti in proprio (quest'ultima circostanza risulta autentica, come si diceva, allo scrivente).

Bisogna poi soprattutto saper separare l'interpretazione che dà delle pietre colui che ne è il principale collezionista, dalla loro eventuale esistenza oggettiva come reperti degni di studio. Di fatto, le conclusioni del medico andino, così come riportate dalla Petruccelli o da Sermonti - tramite il libro da questi citato - appaiono a dir poco "ingenue", laddove si parla di: "un'umanità vissuta almeno sessanta milioni di anni fa [...] [che] ha voluto anche trasmettere un messaggio che è in realtà un ammonimento. Avendo compreso di aver compromesso l'equilibrio e il metabolismo del pianeta con un uso anarchico dell'energia, tanto da aver provocato una catastrofe immane, volle lasciare un avvertimento per impedire a dei probabili posteri di ripetere lo stesso errore che aveva portato alla scomparsa della loro civiltà"***, oppure quando ipotizza un intervento extraterrestre a favorire l'evoluzione umana.

Le cose da dire sarebbero ancora molte, ma è ormai tempo di lasciare spazio ai commenti annunciati, esprimendo l'auspicio finale che "ben altri studi, competenze e autorevolezze" riescano a dire una parola conclusiva sull'argomento - anche se l'impresa non sembra facile, vista tutta la cortina distesa a protezione delle concezioni darwiniste, sulla quale ritorneremo in questo stesso numero di Episteme nella rubrica che ospita le recensioni...

* Che pubblichiamo in conformità alle disposizioni in materia di stampa e diritto d'autore, in quanto secondo l'Art. 70 dell'attuale normativa: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti d'opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purché non costituiscano concorrenza nell'utilizzazione economica dell'opera � Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell'opera, dei nomi dell'autore, dell'editore � etc.".

** Il Prof. Sermonti si era peraltro già espresso a favore di un'umanità preistorica alquanto "evoluta" dal punto di vista delle conoscenze astronomiche (al corrente della precessione degli equinozi sin da 15/20mila anni prima di Cristo) nell'interessante: "Le nostre costellazioni nel cielo del paleolitico", Giornale di Astronomia, N. 3, 1994.

*** E non tanto perché debba ritenersi del tutto fantastica l'ipotesi di una (o più) immani catastrofi nel passato del nostro pianeta, ma perché queste sono state occasionate verosimilmente da eventi in nulla connessi con la volontà degli esseri umani, i quali, se c'erano!, ne hanno soltanto forzatamente subito le conseguenze.

(UB)

orso in piedi
 
Top
1 replies since 30/1/2011, 21:27   102 views
  Share